Coloni, pirati, guasconi e naviganti alla ricerca di sapori
Fin dal lontano 1600, ovvero, il lungo periodo di colonizzazioni da europei nelle zone asiatiche, l’uso di aromi e spezie, sia come merce di scambio che ingredienti fondamentali nella cultura del cibo e del bere, fu determinante nella contaminazione culturale e soprattutto nell’economia.
Inglesi ed Olandesi verso l’Oriente, Spagnoli, Portoghesi e Francesi verso le Americhe.
Presto le botti che ospitavano Sherry Porto, Madeira e Brandy cedettero il loro utilizzo allo scambio con quelli che saranno Ron…i Cognac ai Rhum… Whisky ai Rum. Banditi, Pirati e Corsari non ebbero mai così tanti bottini da contendersi.
Il mondo non era mai stato così grande e così ricco di sapori.
Nella nostra favola i profumi presero posto in Francia solo alla fine del 1700 con l’obiettivo di coprire “il Puzzo”, solo successivamente ottimizzati nella creazione di liquori dove l’ottimizzazione del profumo si sviluppa solo durante il secolo successivo.
Dalle colonie alle farmacie alcoliche europee
Nascono durante il lungo 1800 tante case liquoristiche dove la farmacia del vecchio bere si specializza creando veri e propri must ancora vincenti a distanza di due secoli successivi.
L’ancestrale Vino, la Gloriosa Birra presto vengono sopraffatte dalla produzione di veri e propri distillati con caratteristiche gusto-olfattive che segneranno i primi segmenti del bartending internazionale.
Si racconta di liquori prodotti nei conventi e nelle abbazie laddove la conoscenza e la cultura, ma soprattutto l’utilizzo della “sana farmacia alcolica” aveva ragion d’essere tutelata dai potenti, permise la nascita di icone come un Benedictine o di una Chartruse che ancora oggi celano la ricetta.
Si narra di medici come Peychaud che ne creò un bitter e qualche anno più avanti Jerry Thomas,”il Bartender” diede vita alla prima, forse, riconosciuta scrittura su come miscelare e crear Drink.
Mode e proibizioni
Le mode si son seguite ed inseguite sino ai giorni nostri, con una piccola grande parentesi chiamata “Proibizionismo” che dettò vere e proprie leggi sulle dinamiche di mercato e successivamente sui mercati. Le limitazioni erano mirate a controllare la grande frode che stava beffando gli stati: ognuno produceva e mercanteggiava alcol senza dichiararne lavorazioni ne corrispondendo tasse di produzione e smercio.
Fu venduta come campagna contro l’alcolismo, ma riscosse l’effetto esattamente contrario.
Il crimine organizzato sapeva già come alimentare e sostenere quel mercato clandestino che da fine 1800, aveva già impiantato radici. A questo punto limitare sarebbe stato come dar più ossigeno a questo grande fuoco che avrebbe bruciato qualunque mercato.
Siamo già nel 1920 quando il trasporto e la vendita di bevande alcoliche era fuorilegge.
Il 5 Dicembre del 1933 Roosvelt decretò la fine di questo periodo di contrabbando e smercio di danari.
Si poté bere alcolici nella propria casa o su ricetta medica sotto forma di rimedi medicali. Nacquero i Club dove ne stiparono in buone quantità.
Era consentito l’uso personale, ma non la fiaschetta a tasca. I luoghi erano solo chiusi a familiari o circoli. Non si poteva mostrare diciture con la pubblicazione della vendita di sostanze alcoliche e neppure lo scambio e la vendita di ricette era consentito.
Il primo passo verso la re-introduzione nel mercato e nelle abitudini della gente di quello che era stato il Demone di un periodo di decadenza culturale e gande crisi economica.
Ogni casa liquoristica nascondeva i suoi segreti negli aromi di ogni profumo da bere, il metodo di produzione divenne be presto il fior all’occhiello nella vendita e nello smercio.
Una bella etichetta, un artistico cartellone pubblicitario, magari anche ispirato ai primi del ‘900, riportava alla mente il momento in cui il Proibizionismo ne spense insegne.
La fine della guerra e del proibizionismo
Siamo al secondo dopo guerra, quando l’arrivo degli americani in Europa arricchì il mercato di nuovi Elixir.
Ricchi di Liquoristica da proteggere nasce A.I.B.E.S nel 1949 come Associazione Italiana Barman e Sostenitori.
Ben presto anche I.B.A, nel vicino 1951, si fonda International Bartenders Association.
Solo nel 1950 la vodka sfida la guerra fredda ed approda negli Stati Uniti. Ogni associazione cercava di creare un mercato capace di distinguersi ed alimentarsi rispetto al mercato e creando nuove tendenze.
Nel 1961 fu posta una vera e propria selezione di liquori e distillati distribuiti in una cinquantina di Cocktails che han creato una scuola di gusto, cultura e leggenda.
La selezione dei primi “50” sceglieva abitudini già vincenti nel mercato e fu semplice inserirsi come uso classificazione comune.
Ogni cocktail cela un messaggio commerciale o una favola o una leggenda metropolitana…tutti pero’ han fatto il giro del mondo ed hanno insinuato l’arte del bere nella cultura dapprima classista e poi popolare della gente.
Tempi moderni, i cocktail oggi
Nel coso del tempo dalla fine 1800 ad oggi tanti drink hanno modificato la ricetta dall’origine a causa di impossibilità nella reperibilità di alcuni prodotti caduti in disuso o sostituiti causa Fillossera della vite che modificò addirittura la produzione dell’alcol da vino dando spazio all’alcol da cereali. Anche la produzione di Gin creò vere e proprie leggi determinate alla produzione di alcol ed anche nomi nobili come l’Assenzio furono apice di una vera e propria campagna contro l’alcolismo inibendo addirittura paesi come la Svizzera alla produzione di alcol da cereali onde evitare la produzione e lo smercio dell’assenzio.
Molte storie ed un unico obiettivo, bere bene e soprattutto capire quale il modo migliore per valorizzare un prodotto invece che un altro.