Il signor Carpano e il signor Campari tra Milano e Torino
È sotto i portici di piazza castello, nella Torino del 1786 che il signor Antonio Benedetto Carpano, dopo molti tentativi, mette a punto la ricetta del vermouth o vermut. Il nome con cui si diffonde la nuova bevanda però è “Punt e mes”, perché viene servito miscelato, una parte di vermouth e mezza di china. Il successo è immediato.
Intanto a distanza di qualche anno, nel 1860 a Milano, Campari mette a punto il suo bitter con una miscela di sessanta ingredienti. Nel suo bar “Il Camparino” in Galleria lancia il nuovo aperitivo amaro, in piena concorrenza con il rivale piemontese ed anche in questo caso il gradimento del pubblico è immediato.
La sintesi tra le due città si realizza dopo pochi anni. Nasce il Mi-To. Una parte di Punt e mes, una parte di Campari. È il nuovo aperitivo dell’Italia unita.
Solo pochi anni e un ingrediente in più e l’aperitivo per eccellenza in Italia diventa l’Americano. Il Vermuth rosso sostituisce il “Punt e mes”, Campari, uno spruzzo di seltz e il classico spicchio d’arancia, per rendere il tutto più leggero e gradevole.
La nuova moda del bere miscelato inizia ad appassionare gli italiani e l’Americano è l’aperitivo per eccellenza.
Firenze 1919: nasce il Negroni
Un salto nel tempo e nello spazio ci porta nella Firenze del 1919, dove il conte Camillo Negroni era solito bere il suo Mi-To, poi diventato Americano, al Caffè Casoni di via de’ Tornabuoni.
Un giorno, di ritorno da un viaggio a Londra, il conte chiese al barman Fosco Scarselli, di irrobustire il suo drink e così il Mi-To fu arricchito da un parte di Gin, che aumentava la gradazione alcolica senza cambiare il colore del drink, una fetta d’arancia a guarnire il nuovo drink.
Quel giorno a Firenze nasce “l’Americano alla maniera del conte Negroni” poi diventato nell’accezione generale semplicemente Negroni. Un terzo di vermut rosso, un terzo di Campari, un terzo di Gin.
Roma 1950: all’ Hotel Excelsior nasce il Cardinale
È il 1950 e a Roma è l’anno del Giubileo. Un cardinale tedesco che frequenta abitualmente l’Hotel Excelsior di via Veneto, è solito ordinare a Raimondo, il barman, cocktail di cui indica ogni ingrediente.
Una sera il buon Raimondo propone al Cardinale un cocktail da lui inventato, così ispirandosi al colore dell’abito del prelato, da vita ad una nuova variazione del Negroni. Sostituisce il vermut rosso con un vermut dry e in onore del suo cliente, che apprezza la sua creazione, lo chiama appunto Cardinale. La ricetta subisce una variazione minima, un terzo Campari, un terzo Gin e infine un terzo di vermut dry.
Gli anni sessanta a Milano, il bar Basso e lo Sbagliato
Bisogna partire da Cortina e da Venezia, dove Mirko Stocchetto muove i suoi primi passi nel bar, ma dopo aver maturato una solida esperienza negli anni ’60 decide di trasferirsi a Milano e rilevare il bar Basso.
Milano in quegli anni sta diventando la città della moda e del design e i bar della città sono affollati. Il Negroni è il cocktail per eccellenza, finché una sera nella confusione del lavoro, nella preparazione di un Negroni, il Gin viene sostituito dallo spumante. Il risultato, più leggero del cocktail originale incontra il piacere dei clienti che iniziano a berlo volentieri con il nome di “Negroni sbagliato”.
Mai errore produsse un così vasto successo.
Le mille varianti di un cocktail sempre equilibrato
L’elenco delle variazioni nate dall’Americano non si limitano all’Italia. È infatti la Parigi del 1927 che vede la nascita del Boulevardier, ennesima variazione sul tema del Negroni. La sua creazione è attribuita a Erskine Gwynne, uno scrittore di origini americane che partendo dal Negroni sostituisce al Gin il Whisky, aggiunge una ciliegina al maraschino come guarnizione e battezza il nuovo drink con il nome della rivista mensile che aveva fondato in città.
Ma le variazioni intorno ad un successo tendono all’infinito e già nel 1922 il libro di Harry MacElhone, ABC of Mixing Cocktails, descrive il cocktail “Old Pal” ideato da Sparrow Robertson, un editore newyorkese, in cui troviamo whisky, vermuth dry e Campari.
Dall’Olanda arriva la versione Dutch Negroni in cui il Gin viene sostituito dal Bols Genever, un distillato a base di ginepro da cui per evoluzione è nato il Gin.
Il Bencini è l’ennesima variazione che vede la sostituzione del Gin con il Rum bianco, per un risultato meno aspro.
Una versione decisamente aggressiva ma molto profumata è il Mezcal Negroni, mentre dal Giappone arriva la versione con il Sakè al posto del Gin, il Japanese Negroni.
Chiudiamo con una delle variazioni molto apprezzate di questo grande classico. Negli ultimi anni la vodka ha acquistato grande rilevanza nei gusti del pubblico e non poteva non dare vita ad una ennesima variante del Negroni, il Negroski, dove il Gin viene sostituito con la vodka, con un risultato meno aromatico ma assolutamente bilanciato.
Non solo variazioni di ingredienti…
Nella sua semplicità il Negroni negli anni, come abbiamo visto, si è prestato a tante interpretazioni e variazioni legate al cambio degli ingredienti della ricetta originale. Oggi, grazie ad un mercato che offre prodotti sempre nuovi, sono tante le variazioni che vengono proposte scegliendo tipologie particolari di vermut o di Gin, o cambiando le proporzioni pari del cocktail originale.
Qualunque sia la vostra preferenza, questa famiglia di drink rappresenta per la sua storia e le sue leggende, l’asse portante del bere miscelato in Italia.
Quest’anno festeggiamo esattamente cento anni di Negroni, e se anche voi ne apprezzate la bontà, levate il calice al conte Camillo Negroni e al suo viaggio a Londra.
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