Mia Terri, pseudonimo Terry Monroe mente creativa di Opera 33 sito in Milano.
La curiosità erboristica mi ha sempre gongolato al punto di inserire all’interno del bancone del bar, tutti i principi utilizzati nella farmagnosi erborista e riportati a quella liquorista
Durante tutto il periodo di ricerca che ha trasformato la passione e la curiosità in regole, ho avuto modo di sperimentare in Opera 33, la mia drogheria delle spezie, dove alambicchi, fialette ed elixir fanno da protagonisti. La Sorciere, Saga, Witchcraft, o Maga delle Erbe accompagnano la figura popolare di chi dietro al bancone utilizza erbe e spezie per aromatizzare cocktails e creare nuovi gusti.
Opera 33, il mio laboratorio alchimista, mi ospita rendendomi prima attrice dal 1997 ad oggi dove divido e condivido con collaboratori ed avventori.
Da anni collaboro con scuole di formazione tenendo corsi specifici sulla creazione di aromi e profumi. Mixology è una parola che inquadra nel settore l’arte e lo studio dalla materia prima al drink.
Dal 2013 la collaborazione con scuole ed enti si è fatta sempre più fitta e parlare di erbe e spezie è diventato quasi indispensabile, da qui il mio “Speziology “ un percorso dedicato all’alchimia e allo studio degli aromi.
Dal 2016 la collaborazione intensa con aziende liquoriste e profumiere per unire il mondo del bar a quello degli aromi. L’aromatiere è il vocabolo che meglio descrive chi conosce erbe ed aromi e crea con aziende nuovi prodotti. Da distillati a liquori il passo è breve.
The Alkemist Bartender
The Erborist Bartender
Lo speziere
Istrionica, curiosa, appasssionata…Mi racconto in pillole dal passato.
Da piccola mi affascinava andare in erboristeria perchè quella signora, di cui non ricordo il nome, aveva sempre un rimedio per ogni cosa e sapeva come, quanto di tutti i misteriosi barattoli che erano sugli scaffali.
Presto mi accorsi di esser portata per il mondo verde e mi divertivo a cercare i nomi dei fiori che cresc vano qua e là. Veloce fu il bello verso le aromatiche, alcune tipiche della nostra cucina mediterranea.
Ero un’analista contabile, ragioniera, ma la curiosità e la voglia di essere come la signora coi capelli rossi henné che ci serviva i suoi intrugli era più forte.
Terminati gli studi ed ormai compiuti i 18 anni feci un viaggio tra Siria e Turchia. Nacque il bisogno di sapere tutto lo scibile su quei profumi inattesi che loro chiamavano spezie. Mangiai qualcosa che non mi fece un gran che bene, mi indicarono a Damasco quell’antuca Apotheke che avrebbe sicuramente calmato i crampi.
Ricordo un “Umpalumpa” con un camice bianco che vi accoglie e parla poco l’inglese, ed io col mio scolastico di primo pelo. Beh, ci capimmo!
Ad un certo punto iniziò il suo saliscendi dalla scala a mo’ di libreria in questa parete fatta solo di cassetti in legno.
Chiesi cosa c’era in tutti quei cassetti e risposte: erbe medicinali, droghe e spezie.
Mi creó un intruglio e poi da quella polvere le pastiglie in capsula.
Non potevo credere a tanta conoscienza e tanta bellezza. Mi scrisse le quantità e i nomi usando il ceppo e la definizione botanica.
Mi disse, vai lì, c’è una farmacia tradizionale e chiedi questo nome.. guardai la descrizione del prodotto ed era lo stesso, o molto simile.
Stupita tornail il giorno dopo, il mal di pancia non c’era più, volevo ringraziare e fare due chiacchiere. Mi spiego che in quella zona erano fortunati perché il mercato era in un punto di grande scambio culturale tra oriente e occidente e, più semplice reperire materie prime introvabili. Chiesi, quante sono le erbe e le spezie e lui, il farmacista, rispose: dalle duecento alle millecinquecento specie diverse .
Pensai son tantissime le spezie e le erbe, voglio conoscerle tutte!
Iscritta a scienze erboristiche, tanto nozionismo ma poca magia. Mi informai, inizio la fame di libri in cui cercavo i paralleli tra folklore, misticismo, chimica, tradizioni ed inciampai nella parola Alchimia che subito mi porto indietro nel tempo, in uno storico a me sconosciuto ma d’istinto affine.
Cambiai il mio metodo di studio e, siccome la parola Achimia era sempre associata ad un retaggio culturale un po’ arcaico, evitai di parlarne in pubblico. Due motivazioni, non ne sapevo abbastanza per contrastare il confronto e, avevo un modo tutto mio di leggerla.
Spagiria, alchimia, la luna e le sue fasi, il colore verde di tutta quella magia legata al creato, bitanica, chimica organica biologia e fitoterapia. Un grande bagaglio da costruire.
Il mio lavoro era una passione nata per fascinazione. Credevo di essermi invaghita del barista, invece erano i suoi movimenti dietro il banco che mi affascinavano.
Feci dei corsi per Bartender, anche se la femmina era sempre un po’ discriminata.
La fortuna mi abbracció nel 1997, quando, spinta dall’idea è il sogno di avere un bar tutto mio, aprii con altre persone Opera che ai tempi di chiamava cafè, come del resto la moda consigliava.
Un anno e divenne tutto mio, solo mio e quel “Cafè” non mi piaceva. La via di grande transito e senza l’insegna per scelta, subivo la domanda più semplice cui rispondere: il numero civico? 33!
Divenne “Opera 33”
Aperti dalla mattina alla sera, usavo la cannella sui salumi chiari, la lavanda nel caffè e il pepe dovunque potessi, in qualunque salsa. Il coriandolo sapeva di sapone, come lo zenzero, ma se insieme a del pepe e a del miele perdeva quell’arroganza.
Non terminai gli studi erboristici, io volevo solo sapere cosa c’era in ogni bottiglia di amaro e come era fatto un bitter. Adoravo il Campari, di quel rosso simile al’alchermes utilizzato nelle zuppe inglesi come liquore da bagna. Sapeva più di cannella rispetto al Campari ed aveva un retrogusto più ruffiano, meno amaro.
Nel 1999 decisi di giocare a fare la barista interpretando il cammino dello speziere.
Tutto aveva un senso, la chimica, la botanica, lo studio.
I drink avevano spezie come guarnish e aggiunsi sotto Opera 33 la dicitura Drogheria delle spezie.
Entravano i miei avventori e sentivano tanti profumi di spezie, legni a cui io ero abituata e che non percepivo più.
Da allora sperimentazione e ricerca costante!
Alchimia era il mio modo di vedere una chimica che mi dava o privava di risposte.
Nella chimica cercavo conferme e l’alchimia mi metteva a confronto con mille dubbi e domande.
Una base buona di studi c’era, ma io volevo vedere come si comportavano gli aromi se miscelati con spiriti diversi.
Uniii lo studio alla sperimentazione ed eccomi qui.
Un po’ speziologa, un po’ mixologa e, perchè no, anche un pó mistica.
Osare per credere è uno dei motti che meglio mi descrivono.
Raffaela Wanderlust says
Misticamente Tu…affascinante come sempre!
Mia Terri says
Meravigliosa ti… grazie